Link per rivedere la diretta: https://youtu.be/dqlu8pPbPIA
La musica ha rappresentato un supporto indispensabile per un gran numero di persone in questi periodi di isolamento forzato. Riflettendoci, frequentemente i ricordi della nostra vita sono legati a un particolare suono, a una voce, a un brano musicale in grado di far provare e riportare alla mente emozioni forti quasi come se le stessimo rivivendo.
Nel febbraio 1999 il cantautore romano Max Gazzè lanciò a Sanremo la canzone dal titolo: “Una musica può fare”. Nella competizione si piazzò solo all’ottava posizione ma fu da subito un successo di pubblico, divenendo una delle canzoni più trasmesse in radio. Gazzè cantava: “..una musica può fare.. salvarti sull’orlo del precipizio…”. Non si sbagliava perché la musica effettivamente è in grado di fare moltissimo.
È noto che ascoltare musica fa stare bene e contribuisce a migliorare il nostro umore, ma forse non tutti sanno che la scienza è intervenuta per spiegare in modo scientifico l’origine di questo benessere. Il rilascio di dopamina nel cervello è la causa scatenante della sensazione di piacere provocata nell’ascoltare musica. Uno studio della McGill University, Canada, conferma che la musica è in grado di dare effetti al cervello analoghi a quelli prodotti da sesso e droghe.
La musica e/o il suono sono strumenti di comunicazione non-verbale che possono essere utilizzati per approcciarsi alla persona.
Grazie alla musica, la persona è quindi in grado di aprirsi al mondo esterno comunicando le proprie emozioni, migliorando inoltre anche la propria autostima e la fiducia in se stesso e la sua capacità di relazionarsi con il prossimo.
La musica ci può aiutare a combattere la depressione, a far nascere un amore o anche a migliorare una relazione già esistente.
La musica viene da sempre utilizzata per aiutare bambini ed adolescenti in difficoltà ma solo ultimamente la sua efficacia viene comprovata da studi clinici.
Anche i neonati sono la prova di quanto bene faccia la musica al cervello, avvertendo sin dai primi mesi di vita, e addirittura anche nella vita pre-natale, un effetto benefico e rilassante.
Una musica può fare.. migliorare la qualità di vita delle persone anziane che soffrono d’ansia, solitudine e depressione e delle persone sottoposte a cure palliative.
Quando chiedi a una persona che soffre di un disagio psichico che cosa gli piacerebbe fare (oltre ad avere un lavoro), quasi sempre la risposta è una: ascoltare la musica, suonare uno strumento, cantare. La musica è il denominatore comune che coinvolge tutti.
La musica può divenire un mezzo per veicolare messaggi importanti o per raccontare pezzi di vita vissuta.
Elenchiamo alcuni esempi di temi che possono essere trattati a partire da una canzone:
“Esseri umani” di Mengoni racconta il tema del pregiudizio
“Guerriero”, sempre di Mengoni, affronta il bullismo
“Tutto tua madre” di J-Ax tra le altre cose riporta le difficoltà legate alla fecondazione assistita
“Vietato morire” di Ermal Meta è centrata sulla violenza domestica vista da un bambino
Una canzone, come detto, ci può anche riportare alla mente emozioni e ricordi di un momento particolare della nostra vita.
Ad esempio, a Lumaca Ross, l’ascolto di “La nuova stella di Broadway” di Cremonini le ricorda il ricovero in SPDC.
Tutte queste ragioni ci portano a proporre un’iniziativa che abbiamo voluto chiamare “MusicalMente”.
Il formato che abbiamo in mente prevede di partire dall’ascolto e dallo studio di un testo di una canzone: in gruppo ci si confronterà sulle sollecitazioni, sui ricordi che da essa scaturiscono.
Questo è un progetto di Socializzazione a Distanza. Questa attività partirà on line su piattaforma zoom. Ciò permetterà la partecipazione anche di persone che non appartengono al nostro distretto di riferimento.
Per partecipare occorre segnalare il proprio interesse (mandando una e-mail, telefonando, messaggiando...) e si riceverà il link della piattaforma Zoom a cui collegarsi.
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