di John Cassavetes
Questo film, "Gli esclusi" (o meglio "A child is waiting", un bambino sta aspettando, titolo bellissimo e squisitamente cassavetesiano) è uno di quelli che emotivamente ci ha più colpiti, racconta di bambini con disabilità psichiche, e del dissidio tra gli operatori dell'ospedale che li hanno in cura. Il primo, medico, direttore dell'istituto (Burt Lancester), ricorre a metodi normativi, la seconda (Judy Garland), un'ex insegnante di musica, punta sulla comprensione e l'empatia.
Lo scontro si giocherà su un bambino di 12 anni, abbandonato dai genitori, dopo il divorzio. Questi non riescono ad accettare il figlio come è, tanto da negargli un'esistenza sociale, prima iper-proteggendolo e nascondendolo al mondo, fino ad arrivare a logorare il loro stesso rapporto di coppia, per poi lasciare il figlio all'istituto.
Il bambino, Reuben, è introverso e molto sensibile e ben presto si affeziona senza riserve alla sua assistente, Jean Hansen. La donna dedica al bambino un'attenzione quasi esclusiva ma l'adozione di iniziative personali nel trattamento, rischia di pregiudicare irrimediabilmente la faticosa opera di recupero, provocando la fuga del ragazzo dall'istituto. Il tema della colpa e del fallimento, che permea un po' tutto il film, non soltanto rispetto alle famiglie e ai bambini, ma anche nella figura della operatrice Hansen che si ritrova a fare quel lavoro senza una formazione specifica come a voler riscattare una vita che si può intuire, fino a quel punto, problematica, raggiunge a questo punto il suo apice.
La fuga si conclude con il ritorno di Reuben, ma ormai il conflitto che divide l'infermiera e il dottor Clark sul metodo da seguire nei rapporti con i ragazzi ricoverati scoppia violento. Alla donna che si propone di abbandonare il posto il dottore dice che la loro missione richiede, nei confronti dei ragazzi, non una burocratica assistenza ufficiale e nemmeno un amore fatto di sterile compassione, ma un'attenzione delicata e nel contempo energica che stimoli nel soggetto tutte le possibilità di recupero.
All'epoca in cui è ambientato il film alle persone disabili, ed in particolare ai bambini non venivano riconosciute abilità, per cui si tendeva a trattarli in modo dignitoso ma non riabilitativo, mentre il metodo del dottore si discosta dai tradizionali metodi in quanto attraverso la disciplina fa sì che imparino a rispettare le regole, conferendo loro la dignità di esseri umani.
Il discorso del dottore aiuterà l'infermiera a superare la crisi e a dedicarsi con rinnovato vigore al suo lavoro.
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